mercoledì 5 dicembre 2012

Lo spread spiegato a un onorevole

“Lo spread è migliorato, per carità, io non so quanto pesi” e ancora “quello dello spread è un fondamentale di economia che non risulta nei manuali, no? Quindi io non so quanto pesi”. Lo ha raccontato stasera a Ballarò l'onorevole Giorgia Meloni, precedentemente ministro e candidata alle primarie del Centrodestra, se ci saranno.

Quindi l’onorevole ha ammesso candidamente di non comprendere uno dei problemi cruciali del Paese, uno tra i più incombenti. E sembra sottintendere che è cosa di poco conto rispetto ad altri sintomi dell’emergenza del Paese. Ecco, questa è una favola che, se bevuta dalla brava gente, la conduce a votare per chi farà altri danni al Paese. Peggio ancora se non è una favola, cioè se l'onorevole Meloni ci crede davvero.

Mi auguro che la nuova promessa del Centrodestra, la Renzi del Centrodestra, sappia almeno che cosa è lo spread. Non è difficile: è la differenza fra il tasso di interesse con il quale l'Italia prende soldi a prestito vendendo dei BTP (buoni del tesoro italiani) e quello con il quale la Germania li prende a prestito vendendo dei Bund (buoni del tesoro tedeschi), espresso in centesimi di punti percentuali.

È più facile con un esempio. Il rendimento dei BTP vale oggi il 4.46% e quello dei Bund tedeschi vale l’1.40%. Quindi la loro differenza è del 3.06%, cioè uno spread di 306 punti. L'Italia ha la memoria corta, ma l'onorevole ricorderà certamente che il suo governo fu costretto alle dimissioni quando nel novembre 2011, lo spread salì fino a 552 punti. Rispetto ad allora il dato di oggi è più basso di circa 250 punti, cioè 2.5% di interessi in meno da pagare.

Fin qui si è parlato di tassi di interesse, ma su quale debito? Beh, quello pubblico, incrementato anche dai governi sostenuti dall'onorevole Meloni. Quanto vale? A chiusura dei conti del 2011, il debito pubblico italiano era di circa 1900 miliardi di Euro, cioè in altre parole un milione e novecentomila milioni di Euro.


A questo punto basta una semplice moltiplicazione tra il tasso di interesse e il debito. Chiunque abbia dovuto sottoscrivere un mutuo per comprarsi la casa può capirlo. Proviamo a fare il conto con il 2.5%. Il risultato è di circa 47 miliardi di Euro, cioè 47 mila milioni di euro all'anno.

Un’altra cifra enorme. Non è immediato comprendere che cosa vuol dire per ognuno di noi, ma si può calcolare facilmente. Basta dividere i 47 miliardi per il numero dei lavoratori italiani (circa 25 milioni di persone), e troviamo che, in media, una riduzione di 250 punti di spread fa risparmiare circa 1900 Euro all’anno per lavoratore.

Sono sicuro che qualche lettore perspicace si starà già chiedendo: questo vuol dire che l'arrivo del governo tecnico, per il solo fatto di avere contribuito a far scendere lo spread, ha fatto risparmiare quasi 2000 Euro all'anno a ogni lavoratore italiano? La risposta è sì con alcune precisazioni importanti. Ma globalmente gli ordini di grandezza sono questi.

Si tratta di cifre enormi. E allora: è corretto criticare aspramente il Governo su manovre da pochi miliardi, quando ne ha fatte risparmiare decine? Certo che sì: anche quelle sono cifre enormi. Ma non si può non riconoscere il merito di avere contribuito a ridurre lo spread così significativamente.

Mettere in pericolo questa conquista con le scelte sbagliate alle prossime elezioni è un errore che non ci possiamo permettere. Non perchè lo dice Napolitano. Ma perchè ne va dei soldi che occorrono a rilanciare l'economia e quindi ridare lavoro e speranza a tutti gli Italiani.


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Per chi è arrivato fin qui e si sta chiedendo quali sono le precisazioni importanti, eccone alcune.
·        La prima è che il debito pubblico italiano è mediamente a scadenza settennale, quindi devono passare sette anni per rinnovare completamente lo stock di debito e quindi beneficiare completamente di tassi di interesse più bassi.
·        La seconda è che una parte dell’interesse sul debito pubblico italiano torna nelle mani dei cittadini, perchè sono loro stessi i creditori.
·        La terza è che è certo solo lo spread passato, non quello futuro o quello ipotetico (quello che avrebbe potuto essere se ...). Tuttavia, anche con grandi incertezze, è comunque possibile immaginare scenari verosimili. Per esempio, la continuazione del governo Berlusconi e delle sue politiche avrebbe probabilmente aumentato il livello di spread oltre a quello registrato prima della sua caduta. Quindi, in pratica, il risparmio che abbiamo ricavato dalla riduzione dello spread col Governo Monti è probabilmente superiore alle stime che ho presentato.
·       La quarta è che il calo dello spread è dovuto a diversi fattori. Misurare il tasso di interesse relativamente alla Germania, un Paese di riferimento, permette di ridurre l’effetto di molti fattori esogeni, tra cui la situazione economica globale. Tra i fattori endogeni ci sono quelli che influenzano la percezione che si ha della solvibilità del Paese indebitato, cioè della sua capacità di pagare i debiti. I più ovvi sono:
o       Il livello e la progressione del debito pubblico (vedi tabella sotto)
o       La credibilità e la stabilità del governo
o       La crescita economica
 

Concludo con la risposta a qualche tipica domanda sullo spread durante il Governo Monti:
·        Perchè nonostante il Governo tecnico lo spread rimane alto? È ragionevole supporre che il Governo Monti sia stato benefico perchè è intervenuto per mettere in sicurezza i conti pubblici e ha portato credibilità. Ciononostante lo spread rimane alto perchè il nostro debito rimane alto, la crescita economica rimane negativa e la credibilità e la stabilità del Governo che verrà dopo è incerta.
·       Perchè il Governo Monti non è intervenuto sul debito? Perchè ciò avrebbe voluto dire ancora più rigore, con effetti recessivi ben più disastrosi di quanto stiamo sperimentando.
·       Perchè non è intervenuto per spingere la crescita? In realtà ha già cominciato, ma non avendo ancora risorse a disposizione (l’alternativa era indebitarsi ancor più), gli effetti sono stati finora modesti e lenti.
·        Dove si troveranno le risorse necessarie alla crescita? Beh, gli interessi da pagare in meno grazie a uno spread più basso, sono appunto delle risorse che si liberano. Certo, non tutte possono essere usate per spingere la crescita (uno Stato ha tante spese, comprese quelle per il welfare), ma una parte sì.

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